Protesi inversa alla spalla: TG2 Medicina 33 Intervista al Prof. Francesco Franceschi

Protesi inversa alla spalla: TG2 Medicina 33 Intervista al Prof. Francesco Franceschi

La Sig.ra Bruna è caduta battendo fortemente la parte destra del corpo e poi dopo un po’ di tempo le si è presentata l’impossibilità a fare i movimenti, aveva molto dolore forte anche al braccio, alla spalla, alla mano, insomma era una cosa abbastanza insopportabile.

Ha fatto lastre che hanno confermato che l’osso non era rotto ma con l’ecografia si è rilevata la rottura dei tendini della cuffia dei rotatori e quindi è dovuta intervenire.

Dolori alla spalla nell’infilarsi una giacca o nel compiere semplici gesti quotidiani sono campanelli d’allarme spesso sottovalutati e nei casi più gravi, per tornare ad una situazione di normalità, potrebbe essere necessario un intervento di protesi alla spalla.

Chiaramente per un problema alla spalla non bisogna intervenire subito con una protesi.

Dobbiamo approcciare il paziente con terapie, infiltrazioni.
Subito dopo, come step, c’è l’artroscopia che è un intervento sicuramente mini-invasivo che si effettua con dei piccoli buchini attraverso i quali si inseriscono delle ottiche all’interno della spalla e si suturano i tendini.

Ma quando la spalla è gravemente deformata e colpita dall’artrosi e i tendini non si possono più riparare, dobbiamo per forza procedere con una protesi di spalla.

Protesi inversa di spalla: innovazione in chirurgia e protesi in 3D

Proprio come è accaduto alla signora Bruna per la quale si è reso necessario l’intervento chirurgico.

Dopo 3 mesi circa dall’intervento di protesi alla spalla, la Sig.ra Bruna muove di nuovo bene il braccio.

Alla signora che aveva una spalla molto ma molto consumata a livello della scapola è stata impiantata una protesi effettuando un trapianto osseo per compensare il difetto osseo.

I pazienti purtroppo arrivano all’intervento molto tardi perché hanno paura di essere operati ovviamente e in quel momento l’osso è molto ma molto consumato specialmente a livello non soltanto dell’omero ma della scapola.

Per realizzare un trapianto osseo, noi prendiamo un piccolo cilindro di osso dall’omero, è una tecnica innovativa, per colmare il difetto osseo.

Per fare ciò si utilizza uno strumento, uno speciale carotatore, per effettuare una carota di osso prelevandola dall’omero stesso, dalla stessa spalla del paziente senza dover effettuare prelievi in altre parti del corpo e, per colmare il difetto osseo al livello della scapola, lo posizioniamo proprio posteriormente, dietro alla protesi che noi andremo ad impiantare.

Il chirurgo oggi può avvalersi di sofisticati programmi. L’intervento può essere infatti pianificato al computer.

Si parte da una semplice TAC della spalla del paziente che viene elaborata in modo da scegliere la protesi più adatta e capire come poter posizionare al meglio l’impianto.

Inoltre oggi, tra le novità, c’è anche la possibilità di stampare delle protesi in 3D.

Si riproduce completamente, con metalli particolari – il titanio soprattutto, il difetto osseo in modo da colmarlo e permettere l’impianto di protesi di spalla anche in casi impossibili.

Grazie a protesi sempre più evolute, si riesce a riprodurre un movimento perfettamente anatomico come ci mostra Luciano che ad ottobre si è sottoposto ad un intervento di protesi alla spalla.

Prima aveva notevoli difficoltà nel movimento della spalla e del braccio, invece adesso a pochi mesi dall’intervento chirurgico, come potete notare, riesce a muoverlo, ad estenderlo senza avvertire alcun dolore.

I vantaggi sono la possibilità di fissare molto più saldamente la protesi alla spalla e di riprodurre più fisiologicamente il movimento del paziente.

In questo caso la riabilitazione sarà sicuramente più rapida e meno lunga e sicuramente anche meno dolorosa.

La durata di un intervento varia a seconda dei casi: dai 40 minuti o un’ora e mezza nei casi più difficili ma dopo si inizia un percorso di fisioterapia che va tra i due e tre mesi.

Dopo l’intervento e dopo la fisioterapia il paziente riesce ad alzare il braccio (cosa che prima non riusciva a fare), a fare movimenti e anche a prendere pesi come un piatto oppure una cosa posta in alto, recuperando molto e tornando alla propria mobilità.

 

Fonte: https://www.francescofranceschi.it/portfolio-item/protesi-inversa-di-spalla-innovazione-chirurgia-protesi-in-3d/